Gas Radon? Anche nelle acque per consumo domestico!
Come è noto, il Radon-222 è generato dal Radio-226 a sua volta prodotto dall’Uranio-238 normalmente presente nel terreno. In quanto gas inerte, il Radon si discioglie facilmente nell’acqua che scorre nel sottosuolo e, considerato che impiega diversi giorni prima di decadere, può percorrere anche lunghe distanze.
Il trattamento, lo stoccaggio e la distribuzione delle acque potabili, favoriscono il degassamento del Radon. Ma ci sono alcune situazioni, come l’impiego di acqua sorgente naturale o di acqua di pozzo, dove la concentrazione di Radon nell’acqua che si beve non può essere trascurata.
Bisogna però considerare che, anche in questi casi, i rischi maggiori per la salute non derivano dall’ingestione di acqua contenente Radon, ma dal fatto che il Radon viene rilasciato in aria e quindi inalato, così come spiegato nel Rapporto UNSCEAR (United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Energy) del 2000.
Questo avviene quando l’acqua contenente Radon viene “agitata”, per esempio:
- quando la si fa bollire durante il suo impiego per cucinare;
- quando la si impiega per lavarsi (in particolare quando si fanno la doccia o il bagno);
- quando la si utilizza per lo scarico del gabinetto.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, World Health Organization) indica un coefficiente di trasferimento di Radon dall’acqua all’aria pari a 10-4. In pratica, la presenza di una concentrazione di Radon in acqua di 1000 Bq/litro comporta un’aumento della concentrazione in aria di 100 Bq/m3, livello di riferimento raccomandato proprio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al di sopra del quale il rischio Radon non può essere considerato trascurabile.
La DIRETTIVA 2013/51/EURATOM DEL CONSIGLIO del 22 ottobre 2013, che stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano, ha definito un valore di parametro per la concentrazione di Radon in acque potabili pari a 100 Bq/l.
Poiché la concentrazione di Radon in acqua può diminuire sensibilmente nel percorso per arrivare all’utenza finale, il campione di acqua da misurare dovrebbe essere proprio raccolto nel punto di consumo.
Tuttavia, un campionamento di acqua alla fonte, quindi in corrispondenza della falda acquifera dove viene prelevata l’acqua per il consumo umano o in corrispondenza del punto di stoccaggio, consente di determinare il rischio potenziale ed eventualmente di porre in atto azioni di rimedio.
Ci sono diversi metodi per misurare la concentrazione di Radon in acqua:
- degassamento e misura del Radon rilasciato in aria in un sistema controllato;
- scintillazione liquida;
- spettrometria gamma.
L’aspetto delicato del processo di misura è però rappresentato dalla fase di campionamento. Il modo con cui l’acqua viene prelevata per l’analisi può influire sensibilmente sul risultato della misura effettuata in laboratorio. Per questo è consigliabile prelevare più di un campione di acqua per eseguire più di un test.
FONTI:
- Organizzazione Mondiale della Sanità: “Management of RADIOACTIVITY in DRINKING-WATER” – http://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/272995/9789241513746-eng.pdf?ua=1
- UNSCEAR: UNSCEAR 2000 REPORT Vol. I – SOURCES AND EFFECTS OF IONIZING RADIATION – http://www.unscear.org/unscear/en/publications/2000_1.html
- Council Directive 2013/51/Euratom of 22 October 2013 – https://eur-lex.europa.eu/legal-content/GA/TXT/?uri=CELEX:32013L0051